Lecco, da borgo fortificato a città

26/06/2023
Lecco, da borgo fortificato a città

La storia della città di Lecco: l’ex borgo fortificato dei Visconti 📖

 

“Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno” così ben descritto da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi noi lo conosciamo bene, perché è casa nostra. Stiamo parlando della città di Lecco, capoluogo dell’omonima provincia dal 1992, situata all'estremità sud-orientale del lago di Como. Il ramo del lago in questione costituisce una delle tre sezioni del Lario, insieme a quella di Como e a quella di Gera. Lecco, infatti, si affaccia sul grande specchio d’acqua blu ed è circondata dalle Prealpi orobiche, montagne tra cui il Resegone, il Due Mani, il Magnodeno e il San Martino.
 

Le origini del nome: da Leucum a Lecco
 

Quella di Lecco è una storia antica, il cui inizio risale addirittura all’epoca preistorica. Alcuni scavi del 1988 alla Rocca di Chiuso, a pochi chilometri dal centro, hanno infatti portato alla luce dei reperti relativi alla prima Età del Ferro. È, però, alle popolazioni celte e gote che si riferiscono i primi veri insediamenti abitativi: ai Piani d'Erna, ad esempio, è stato scoperto il più antico sito di produzione metallurgica dell'intero arco alpino (II secolo a.C. - I secolo d.C.).
Probabilmente celtico è anche il toponimo “Lecco”, che si collega a “Lech” o “Loch” e cioè lago, come ancora oggi in numerosi dialetti e toponimi di origine celtica, tra cui anche Lochness. L’origine del nome potrebbe però essere latina e derivare invece dalle parole “Lucus” (bosco) o dall’antico indostano “Lokes” (paese). La città di Lecco “appare” per la prima volta in un documento scritto, ossia il testamento di un diacono a favore dei canonici di Monza, nell’845 d.C., dove viene indicata col nome di Leuco (“Leucum”).
 

Dai Visconti alla dominazione spagnola
 

Le radici di Lecco, comunque, affondano nel Trecento. La città, infatti, nel 1296 fu devastata dai Visconti e nel 1335 sottomessa: si pensi al ponte Azzone Visconti, conosciuto anche come Ponte Vecchio, uno dei monumenti simbolo della città. Fu proprio Azzone a volerlo, fra il 1336 e il 1338, nel punto in cui il lago si “assottiglia” per cedere il passo al fiume Adda. Sempre nello stesso periodo, poi, il Signore di Milano fece costruire delle mura attorno all’allora borgo di Lecco, che aveva un castello in riva al lago, di cui oggi resta la famosissima Torre Viscontea.

Verso la metà del Quattrocento, con la morte del duca Filippo Maria Visconti, a Milano nacque l’Aurea Repubblica Ambrosiana, la cui difesa venne affidata a un altro personaggio importante della storia lombarda, ossia Francesco Sforza, che qualche anno dopo si proclamò Duca del capoluogo meneghino. In quel periodo, le guerre con la Repubblica di Venezia erano senza sosta; almeno fino a quando, con la pace di Lodi del 1454, il fiume Adda venne indicato come confine naturale tra il Ducato di Milano e la Serenissima.

Alla morte senza eredi di Francesco II Sforza, nel 1535, il ducato venne assoggettato ai sovrani spagnoli, fino all’inizio del Settecento. Il periodo della dominazione spagnola fu intenso, con tasse molto alte e una politica particolarmente repressiva, e viene raccontato anche nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Il romanzo, ambientato nel 1628, descrive con dovizia di particolari la situazione dell’epoca ed è ancora oggi il segno identificativo per eccellenza della città. Al suo interno, molti sono i richiami al potere spagnolo e anche alla peste che, nel 1630, colpì Milano e anche Lecco.

Dal punto di vista urbanistico, durante il dominio spagnolo fu realizzato, a Colico, il Forte di Fuentes, un luogo strategico per controllare le vie di comunicazione verso l’Oltralpe. Allo stesso tempo, gli spagnoli rafforzarono anche il sistema difensivo della città e, per far fronte all’artiglieria, ersero un secondo giro di mura, realizzando anche un fossato e un torrione che, ai tempi, fungeva da postazione cannoniera, mentre oggi è la base del campanile di San Nicolò, patrono di Lecco.

Con la morte dell’ultimo re di Spagna legato agli Asburgo, prese il via la sanguinosa guerra di successione spagnola, che divampò poi in tutta Europa. Carlo II lasciò infatti in eredità il suo impero al pronipote Filippo, nipote di re Luigi XIV di Francia, che poteva così riunire due dei troni più potenti d’Europa, rompendo gli equilibri.
 

Dalla dominazione austriaca al Regno d’Italia
 

Nel 1706 iniziò un nuovo dominio, dalla durata di circa un secolo e mezzo: l’Austria, infatti, affermò la propria signoria sulla Lombardia e, con la pace di Utrecht, annesse al territorio del suo impero anche il Ducato di Milano. Nel 1782, l’imperatore Giuseppe II scelse di abolire la piazzaforte di Lecco, eliminando le mura e il castello: è proprio in questo momento che Lecco diventa, da un punto di vista estetico, come tutti la conosciamo oggi.

Il dominio austriaco fu interrotto solo dal ventennio rivoluzionario e napoleonico: con la vittoria di Napoleone nel Nord Italia, l’Austria fu costretta a cedere il Ducato di Milano - all’interno del quale c’era anche Lecco - alla Francia e Milano divenne la capitale della Repubblica Cisalpina. Questo periodo, però, non durò a lungo: con la sconfitta di Napoleone, infatti, il Congresso di Vienna del 1815 scelse di non ripristinare il Ducato di Milano, che entrò così a far ufficialmente parte del Regno Lombardo-Veneto, nuovamente sotto l’impero austriaco.
Pian piano, nel corso del XIX secolo, “si fece” l’Italia: dalla prima guerra d’Indipendenza nel 1848, con le famose Cinque Giornate di Milano, e la seconda guerra d’Indipendenza nel 1859, che vide l’annessione della Lombardia al Regno di Sardegna, si giunse infatti all’unificazione del Regno d’Italia, il 17 marzo del 1861.

E Lecco? La sua trasformazione non era ancora conclusa. Tra il 1923 e il 1928, infatti, ebbe un notevole ampliamento territoriale, con l'annessione di sette comuni: Acquate, Castello sopra Lecco, Germanedo, Laorca, Rancio di Lecco, San Giovanni alla Castagna e Maggianico, attualmente tutti rioni della bella città che, grazie al fascino del suo panorama, alla dolcezza del suo clima, alle opportunità lavorative e alla varietà dei suoi servizi, continua a essere uno splendido luogo in cui vivere, pregno di quella stessa storia che l’ha reso com’è oggi.

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